venerdì 4 marzo 2011

Nucleare: se non ora quando?

Non riesco proprio a capire perchè nonostante ci siano tutte le condizioni per parlare a ragione del nucleare si continua a considerarlo un argomento marginale.
Prima di tutto c'è la crisi dei paesi nord africani che ha mostrato in tutta la sua tragica evidenza la nostra dipendenza energetica (gas e idrocarburi). Purtroppo dopo la nostra masochistica uscita dal nucleare abbiamo dirottato la nostra politica energetica quasi esclusivamente verso il gas e quindi soggetti ai quasi ricatti dei nostri cari amici come Gheddafi o Putin. Con l'idroelettrico che produce oltre il 20% del fabbisogno ma che per motivi evidenti non può essere utilizzato di più, con le rinnovabili che sono usate come costosi specchietti per le allodole belle ma impossibili che nonostante gli incentivi statali degli ultimi anni coprono a malapena l'1,5% del fabbisogno complessivo. E sugli incentivi verso queste ultime apro una parentesi per dire che strutturati così e nella misura attuale, hanno letteralmente drogato il mercato, contribuendo a far nascere una enorme bolla speculativa nel settore che se fra qualche anno scoppierà rischierebbe di creare danni e dissesti finanziari ben superiori ai benefici che gli incentivi stessi hanno procurato.
Basti pensare che in Italia abbiamo un costo medio del megavattora di 60/70 euro mentre ai produttori di fotovoltaico viene pagato 402 euro! Capite perchè vengono anche all'estero ad investire nel settore? Capite perchè i finanzieri hanno fiutato l'affare e ci sono un sacco di abili pescecani che sguazzano in questo mare nostrum degli incentivi pubblici? E chi paga questo surplus? Naturalmente tutti noi cittadini e famiglie (articolo di Sergio Rizzo Corriere della Sera). No, non è così che si incentiva e si sviluppa un paese, è impensabile che l'unica motivazione degli imprenditori del settore siano gli incentivi... in questo modo tutti potrebbero essere abili imprenditori. Nel resto dell'Europa ci si è resi conto dell'anomalia e dell'assurdità di questa politica agli incentivi e stanno correndo ai ripari, dalla Germania, all'Olanda, alla Spagna di Zapatero (qui) fino ai nostri cugini francesi (qui).
E' per questo che l'unica strada percorribile e praticabile è la via del nucleare, che ci permetterebbe di risparmiare sulle nostre bollette elettriche, di svincolarci dalla dipendenza di materie prime (una centrale nucleare richiede pochissima materia prima per creare un enorme quantità di energia, 1kg uranio=20.000.000kg di carbone), di attutire gli effetti delle crisi mondiali come quella attuale, di ridurre le emissioni nocive in aria (una centrale nucleare non ve ne sono!) e di rendere più competitive le nostre già tartassate aziende.
Ormai tutte i più grandi paesi industrializzati (e non solo!) stanno ricominciando a rinvestire nel nucleare con programmi decennali a 50/70 anni, sperando che nel frattempo tecnica e scienza trovino soluzioni e strade più praticabili e sostenibili, come ad esempio vuol fare l'Olanda nel suo innovativo progetto energetico per il futuro che rafforza il nucleare continuando ad incentivare studi e ricerca per cercare soluzioni e mix sostenibili (qui).