venerdì 28 maggio 2010

Abolire le Province? Scusate ci siamo sbagliati...

Dopo che avevamo sperato nella buona notizia, anche se molto limitata dell'abolizione di qualche provincia, oggi la doccia fredda con il dietrofront governativo: "scusate ma non è vero che le province saranno abolite". E noi gridiamo forte: VERGOGNA! Come può essere credibile un Governo che non riesce a tagliare nemmeno un pò di questi sprechi così ecclatanti? E non ci vengano a raccontare le balle dell'incostituzionalità, altrimenti ci troveremo di fronte ad emeriti ignoranti, e leggendo alcuni commenti come quelli del presidente della provincia di Fermo o del presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione viene da chiedersi perchè non studiano di più la nostra Costituzione. Certo che le province sono previste dalla nostra Costituzione, ma la stessa non qualifica espressamente le funzioni (comunque non legislative) attribuite a tale istituzione, poiché compito di indicarle è invece lasciato in modo integrale al legislatore ordinario: ai sensi dell'art. 117, comm. 2, lett. p). Cost. lo Stato detta con legge la disciplina elettorale, nonché in materia di "organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane"; al di là di questi settori (ammesso che rimanga qualcosa di significativo) la potestà di legiferare è lasciata alle Regioni. Dunque: se l'eventuale soppressione dell'ente non può che esser compiuta mediante legge costituzionale, il Parlamento ha invece la facoltà di rimodulare con ampia discrezionalità il ruolo delle Province nell'aspetto istituzionale complessivo. L'unico vincolo esplicito è costituito dal dettato dell'Art. 118 cost. secondo cui "le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidarietà, differenziazione ed adeguatezza": la chiara elasticità di un simile criterio non necessità nessun commento! Poi c'è chi tira in ballo l'art 133 della Carta Costituzionale. ''Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province - si legge nell'articolo in questione - nell'ambito d'una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modifiche le loro circoscrizioni e denominazioni'', anche questo articolo visto l'importanza dei risparmi che ne deriverebbero sarebbe facilmente superabile, lasciando la provincia come ente meramente territoriale ma svuotandolo di ruoli e competenze che potrebbero essere inglobati in altri enti come Regioni e Comuni. Si tratta solamente di volontà, e di responsabilità civile e sociale! Siamo stanchi di quei "presidentucci" di provincia che vanno spargendo lacrime di coccodrillo per difendere i propri interessi di poltrona! BASTA!!!! E' ora di finirla di farci predere in giro dai politicanti che antepongono i privilegi personalistici agli interessi della gente!

mercoledì 26 maggio 2010

Abolizione delle province: lo specchio per le Allodole

E' uno scandalo! Il più classico degli specchi per le Allodole.
Ma io dico, nei palazzi governativi ci considerano dei fessi? E' da un paio di giorni che circolava la voce della possibile eliminazione di alcune province, e molti la consideravano a ragione una buona notizia. Se ci sono da fare dei sacrifici è giusto partire dagli sprechi.
Poi da ieri sono emersi i numeri di questa pseudo abolizione burla che si limiterà l'abolizione delle province con meno di 220.000 abitanti e per di più non saranno coinvolte quelle confinanti con stati esteri.
A conti fatti andando a vedere le province sotto questo limite si constata che questo annuncio coreografico si concretizzerà con l'abolizione di non più di 10 province su 110! Avete capito bene 10 su 110 ovvero meno del 10%. Due cose volevo dire al ministro Tremonti, la prima è che le province non sono come le indennità dei ministri che possono essere tagliate del 10%, o tutte o nessuna. Seconda domanda, perché questo limite che riduce la portata di questo taglio? Perchè non portarlo magari a 250.000 che renderebbe i risparmi più sostanziosi?
Ah già dimenticavo la provincia di Lodi in mano alla Lega Nord ha 223.000 abitanti... oppure la popolazione della Provincia di Asti (220.156 abitanti al 31-12-2008), presieduta dall'on. Maria Teresa Armosino (PDL), già sottosegretario del Ministro Tremonti nella legislatura 2001-2006, e per chiudere in bellezza aggiungo la provincia di Imperia con 220.712 abitanti attualmente governata da una coalizione di Centro-destra, eletta nelle elezioni provinciali del 28-29 marzo 2010 con elezione diretta del candidato Luigi Sappa.
Sono solo cattivi pensieri, ma sapete a volte a pensar male...
Forse ancora il governo è ancora in tempo per modificare il testo di legge. Ci vuole coraggio e lucidità soprattutto in questi periodi, in fondo non si tratta di qualcosa di così stratosferico, si tratta di dirottare le competenze e il personale tecnico provinciale alle regioni e ai comuni, con un considerevole risparmio sui costi burocratici e politici e magari trasferire questi risparmi alle regioni. Questo si, sarebbe un bel esempio di federalismo responsabile e non solamente fiscale!

lunedì 17 maggio 2010

...e Bossi è poco utile all'Italia!

Intervista di ieri: Bossi avverte il Cavaliere: "Casini è come Fini, poco utile".
E allora? Semplici punti di vista.
Dal mio, ad esempio, Bossi ora come ora è poco utile all'Italia. Forse mi daranno del razzista perché difendo la razza e la patria italiana... me ne farò una ragione, ma a sentir parlare il popolo leghista non mi sembra proprio che abbiano a cuore la nostra nazione e la nostra unità.
Quindi cosa ci stanno a fare in un governo e in un parlamento italiano?
Purtroppo la politica di Bossi e della Lega ha avuto successo proprio perchè non è politica nel sua definizione originaria (arte di governare la polis/città), è una sorta di antipolitica populista che con annunci, slogan e proclami ha acquistito consensi che provengono dalla rabbia dei delusi dell'apolitica degli ultimi anni, rabbia che viene più dalle pulsioni emotive che dalle coscienze razionali.
E' per questo che penso che ad un certo punto questa sovrabbondanza di pulsioni emotive possano a lungo andare portare a degli episodi incontrollabili e imprevedibili per la nostra società.
Nazione avvisata mezza salvata.

lunedì 10 maggio 2010

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

L'idea di Pierferdinando Casini di formare un nuovo grande Partito della Nazione, una nuova formazione politica aperta a laici e cattolici, credenti e non credenti mi sembra che possa essere quella classica semplice intuizione che alla fine potrebbe rivelarsi geniale come sempre è avvenuto per le piccole/grandi rivoluzioni tecnico scientifiche.
Ormai oggi si fa un gran parlare di riforme o non riforme, di sistemi maggioritari o proporzionali, di governi e di opposizioni ma alla fine cosa resta? Alla fine solo chiacchiere! Tutto immutabile e quasi quasi comincio a pensare che quando Antoine Lavoisier scrisse il suo celebre postulato di chimica "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" ebbe in visione la nostra politica italiana...
Pensateci bene, guardate la politica degli ultimi 30 anni alla luce di quanto affermava Lavoisier, e poi ditemi se non è cosi!
Molti obbietteranno che molto è stato fatto che la società è cambiata eccetera eccetera eccetera.
E allora? Caspita che cambiamenti! Che società evoluta! Che politica innovativa e moderna! Che nuova moralità diffusa! Complimenti! ...Però non me ne sono accorto...
Purtroppo la politica non è chimica o matematica, e non basta fare semplici operazioni di assemblaggio, modificazione genetica o quant'altro per creare qualcosa di nuovo, assolutamente no. Ci vuole qualcosa di diverso. Qualcosa che faccia superare lo scontro ideologico che è l'origine dell'eterno immobilismo italico. E poi scontrarsi su delle ideologie già morte e sepolte è come litigare per dividersi l'eredita, questo è mio, no è mio, tu non può parlare perchè ti sei comportato così, e tu dove eri quando, e cosi via litigando...
Bisogna confrontarsi, bisogna dialogare, altrimenti non si va da nessuna parte, lo riscrivo perché non vedo soluzioni alternative: abbiamo bisogno di un moderno dialogo costruttivo perché altrimenti non andiamo da nessuna parte!
Bisogna che chi fa politica rinunci alla pretesa di essere l'unico depositario della verità, di vantarsi del potere acquisito, di abusare di questo potere a discapito della gente che è la vera titolare di diritto della politica. E' per questo che nella sua semplicità disarmante il nuovo progetto di Casini potrebbe avere una risonanza incredibile, rappresentare la nuova via per la terza repubblica, una politica meno autoreferenziale ma più concreta, perché in fondo Lavoisier aveva ragione, non abbiamo bisogno di chissà quali stravolgimenti o distruzioni, abbiamo bisogno solamente di buon senso e responsabilità sociale e forse riusciremo a trasformare veramente la nostra nazione.
Buon lavoro

venerdì 7 maggio 2010

Bipolarismo all'Inglese? Ridateci il proporzionale!

Chi ancora nel nostro paese lodava il sistema bipolare anglossassone come esempio da seguire, dope le votazioni di ieri in Gran Bretagna dovrà rivedere alcune delle granitiche convinzioni.
Il risultato è stato chiaro, il bipolarismo all'inglese non c'è più la favolette del sistema maggioritario come cura del nostro paese è ormai superato anche dalla storia.
Chi mi sa spiegare con convinzione perchè in una grande nazione civile, democratica e moderna dovrebbero esistere 2 soli grandi correnti di pensiero? Perchè una semplificazione delle idee dovrebbe corrispondere ad una migliore gestione pubblica? Perchè minor partiti dovrebbe significare maggior rispetto per la cosa pubblica? Perchè? Io non riesco proprio a vederne i vantaggi e non mi venite a ritirar fuori gli antichi vizi della prima repubblica (guardate la seconda...), anzi credo fermamente che un sistema pluralista di idee e di partiti possa rappresentare meglio una moderna società civile e democratica.
E' per questo che se c'è da ripartire con le riforme, mi auspico un ritorno al sistema proporzionale, dove almeno la diversità delle idee e dei punti di vista possono emergere con chiarezza e non relegate alle linee guida dei partitoni, grandi si ma condizionati da pochi.

martedì 4 maggio 2010

Il nucleare è una priorità

Vorrei qui sinteticamente spiegare il motivo per cui ritengo che il rilancio del nucleare sia indispensabile per la nostra nazione.
Prima ragione è il costo della nostra bolletta elettrica, che è la più alta in Europa. E’ evidente che questo costo elevato è causato dalla dipendenza che abbiamo dalle principali forme energetiche, prime fra tutte quelle di origine fossile, e l’Italia da quando ha abbandonato sciaguratamente il nucleare si è concentrata in prevalenza sul gas.E quella del costo elevato è assolutamente una priorità, perché il maggior costo elettrico si ripercuote inevitabilmente nelle classi più deboli, nelle famiglie e nel tessuto imprenditoriale della piccole e medie attività, che già soffrono la perdita di competitività sui mercati. In quest’ottica il nucleare non è solo un scelta possibile, ma assolutamente necessaria. Considerando che può dare energia in grande quantità in maniera economica, sicura e pulita.
Economica perché il costo di 1 kwh di energia da nucleare costa mediamente non più di 0,035 € (contro i 0,60 del fotovoltaico!) e questo costo si ottiene considerando tutti i costi dalla progettazione della centrale, alla costruzione, alla gestione, allo smaltimento delle scorie fino ai costi della dismissione dopo 40/50 anni.
Sicura, perché allo stato attuale i rischi di eventuali incidenti sono prossimi allo zero, e il tanto evocato spettro di Chernobyl è stato l’unico grande incidente nucleare causato non tanto dalla tecnologia delle centrali ma dal degrado in cui versava il sistema statale comunista ormai prossimo al tracollo. E poi sullo stesso c’è sta una forte campagna ideologizzata che ha fatto molto breccia sulle paure della gente che ha travisato i veri aspetti dell’incidente che ha causato secondo i rapporti ufficiali dell’organizzazione mondiale della sanità meno di 100 morti http://www.unscear.org/.
Un numero che è infinitesimamente più basso dei morti causati negli incidenti nelle altre centrali tradizionali, senza contare i morti dovuti a incidenti in grandi dighe costruite per l’idroelettrico e quelli per i tumori causati appunto dai gas di scarico delle centrali tradizionali oppure ai disastri ambientali come quello che stiamo vedendo adesso in Lousiana.
Anche il problema della radioattività del dopo Chernobyl è stato altamente sopravvalutato, infatti è vero che nelle zone vicine molti bambini sono stati colpiti da una tipologia tumorale alla tiroide, ma la stessa nella stragrande maggioranza dei casi è stata superata.
Pulita, perché è del tutto evidente che in un processo nucleare non c’è la combustione con lo scarico nell’aria delle sostanze tossiche e inquinanti tipiche delle centrali a combustibili fossili, tutto avviene con reazioni controllate all’interno della centrale stessa e tutto il ciclo delle scorie viene fatto con sistemi di controllo molto accurati. Inoltre altro fatto molto importante per chi vuole una riduzione della fantomatica CO2 (anidride carbonica) è la considerazione che nel processo nucleare le emissioni di CO2 sono praticamente uguale a zero.
E’ proprio per questo che influenti ambientalisti (Patrick Moore, James Lovelock ,Chicco Testa, James Hansen) si sono ultimamente detti convinti della scelta nucleare come unica soluzione praticabile per la riduzione di tali emissioni. E evidenza di questo è stata la riapertura al nucleare dello stesso Barak Obama paladino della green economy, che ha recentemente finanziato la costruzione di 2 nuove centrali in Georgia.
Ultima analisi va fatta su un obbiezione molto frequente: ma allora perché non puntare con decisione al solare? La risposta è molto semplice e sta purtroppo nella costatazione della realtà. L’energia fotovoltaico di per se è bellissima, e per questo i finanziamenti e la ricerca in questo campo devono continuare, ma attualmente è del tutto impensabile che si possa sostituire alle forme energetiche tradizionali. Primo perché ad oggi ha un costo talmente sostenuto che se pensassimo di arrivare a soddisfare almeno il 20% del fabbisogno energetico italiano con il solare la spesa pubblica (attraverso il meccanismo degli incentivi) si gonfierebbe a dismisura rischiando di provocare un collasso come quello che stiamo vedendo in altri paesi come la Grecia, l’Irlanda, la Spagna o il Portogallo. Secondo perché se anche installassimo una grande quantità di pannelli solari, non potremo rinunciare a costruire altre centrali tradizionali, perché la l’energia solare non è un energia costante sempre disponibile, ma dipendente dall’irraggiamento (non è sempre mezzogiorno), dall’inclinazione terrestre (stagioni) e dalle condizioni meteorologiche (non sempre il cielo è sereno).
E’ per questo che credo che l’unica alternativa possibile e sostenibile al sistema energetico attuale sia un mix equilibrato fatto di nucleare, idroelettrico e rinnovabili (solare, eolico, energia da rifiuti e biomasse).
Per me questa è una scelta chiara e responsabile, senza nessuna visione ideologica e politica, ma solo di buon senso perché tutti abbiamo a cuore il nostro Paese e a noi che ci viviamo.