martedì 30 marzo 2010

Riconquistare la fiducia

Vorrei fare una piccola analisi generale su queste elezioni regionali, senza particolari pretese ma con molta razionalità posso affermare che questo voto ha ulteriormente diluito i consensi elettorali, spalmandoli ancor di più verso gli estremi più radicali e populisti (IDV e Lega), confermando se ancora ce n’era bisogno i limiti del bipolarismo all’italiana. I partiti più moderati perdono consensi (PDL e PD), l’Unione di Centro regge nonostante ci sia ancora chi crede che non sia un voto utile... E l’unico vero partito che avanza con decisione, anzi irrompe con prepotenza nello scenario politico italiano è il PAI: Partito Astensionisti Italiano.
Un terzo degli Italiani non ha partecipato al voto (oltre 13.000.000) e oltre alla fisiologica astensione ci sono stati 3.000.000 in meno di votanti rispetto alle precedenti elezioni. Tre milioni di italiani moderati che sono stanchi di questa politica rissosa, urlata e populista che invece di affrontare i problemi preferisce lo scontro, la demonizzazione dell’avversario, dove l’arena politica non è più rappresentata dal dialogo tra le parti ma dall’eccitazione di piazza.
Questa sarà la grande sfida dei partiti moderati, ovvero quello di riconquistare la fiducia di questi cittadini, fargli capire che un altro modo di fare politica è possibile, fargli capire che la politica non sono solo giochi di potere ma anche difesa di valori e di ideali, bisogna dar voce a questa forza politica silenziosa ed invisibile che non vuole gettarsi nell’arena della politica ma vuole più concretezza da essa.
Sono consapevole che questo clima avvantaggi i partiti più “rissosi” che buttano continuamente benzina sul fuoco di questa politica per alimentare i loro consensi, ma credo che un’altra politica sia possibile e riavvicinare la gente moderata alla politica sarà un grande successo per la nostra democrazia.
Sbaglia chi ritiene che si possa accantonare la vicenda con un semplicistico e superficiale "in altri grandi paesi l'astensione è ancora maggiore", il non voto non può essere banalizzato perchè esprime comunque un distacco dalla vita pubblica e il primo a farne le spese è lo stesso Stato che rischia sempre di più di allontanarsi dal comune sentire della gente con tutti i disagi e i malumori che ne conseguono.

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